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La musica ha sempre rappresentato per me un rifugio, un luogo in cui perdermi e allontanarmi dal contatto con la realtà.
Mi chiedo se la parola “musica” derivi da “Musa”, un’entità divina, ispiratrice….
Mi sono avvicinata allo studio degli standard jazz all’età di vent’anni, dopo aver ascoltato casualmente un disco per me molto importante e fascinoso: “McRae sings Monk” di Carmen McRae; rappresentava un modo di fare musica assolutamente sconosciuto, ma potente, e vibrante in armonia con il mio modo di essere.
Col passare del tempo la musica per me è diventata un modo di raccontare storie.
Sarò sempre in debito con Isabella Ceola perché grazie a lei sono stata “costretta” a cimentarmi nell’impresa di scrivere canzoni. Chi era Isabella Ceola?
Isabella, minuta e fatata creatura dagli occhi di un blu difficilmente ritrovabile in altri occhi, colpita in tenera età da una rara malattia che le ha portato invecchiamento precoce delle cellule e conseguentemente del suo aspetto esteriore, ma bella, di una bellezza magnetica, come riecheggia il suono del suo nome.
Inconsapevole delle tecniche di composizione, ho iniziato a passare in rassegna ogni piccola idea musicale che mi passava per la testa ed a registrarla con un registratore a cassette, cosa che peraltro continuo a fare tutt’ora, quando voglio provare a scrivere canzoni, servendomi però del cellulare. Allo stesso tempo prendevo nota in un quaderno di tutto quello che mi passava per la testa, scrivendo parole, poesie a modo mio, per avere materiale da accompagnare alla musica.
Da questo lavoro è nato uno spettacolo, dal titolo “Omaggio a Isabella Ceola”, portato in scena al Teatro Antoniano di Bologna nell’anno 2005.
Da allora ho imparato cosa significa scrivere canzoni e quanto è un’esperienza bella e veramente emozionante, commovente per me, oserei dire, perché tutt’oggi quando scrivo una canzone mi sembra un dono, a volte credo di non essere capace, fino a che arrivo alla fine.
Solo dopo anni ho capito che quando scrivevo di Isabella in realtà scrivevo anche di me, alcuni caratteri in comune, o alcune emozioni che tutti, volenti o nolenti, provano o proveranno, se vivono.
Ora cantare e scrivere canzoni nasce per me dall’esigenza di raccontare storie, impersonate da tanti personaggi, a volte fantastici, che forse sono sempre io, o tutti quelli che ascoltano.
Se all’inizio musica per me significava solo perdermi in quel mare, ora significa anche raccontare e raccontarmi e forse rielaborare situazioni, emozioni di ogni genere.
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